Il mondo della luna, Brunswick, 1760

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Si finge un sito superiore nella casa d’Ecclitico, con specula e canocchiale, notte con luna.
 
 ECCLITICO e quattro scolari
 
 ECCLITICO
 Basta, basta, discepoli,
 alla triforme dea le voci giunsero;
 esauditi sarete in breve termine.
 Su via, tosto sugli omeri
5prendete l’arcimassimo
 mio canocchial novissimo;
 drizzatel su la specula
 perpendicolarmente inver l’ecclitica.
 Vuo’ veder se avvicinasi
10da due pianeti il sinodo,
 id est quando la luna al sol congiungesi,
 che dal mondo volgare ecclissi appellasi.
 Andate, andate subito,
 pria che Cintia ritorni al suo decubito. (Li scolari prendono il canocchiale e lo portano dentro alla specula, vedendosi spuntar fuori della sommità della medesima)
15Oh le gran belle cose
 che a intendere si danno
 a quei che poco sanno per natura!
 Oh che gran bel mestier ch’è l’impostura!
 Io fo la parte mia
20con finta astrologia,
 ingannando egualmente i sciocchi e i dotti,
 che un bravo cacciator trova i merlotti.
 Eccone uno; ecco quel buon cervello
 del signor Buonafede,
25da lui, che tutto crede,
 con una macchinetta,
 inventata dal mio sottile ingegno,
 far un colpo galante ora m’impegno.
 
 SCENA II
 
 BUONAFEDE e detto
 
 BUONAFEDE
 Si puol entrar?
 ECCLITICO
                               Sì, venga, mi fa grazia.
 BUONAFEDE
30Servo, signor Ecclitico;
 in che cosa si sta lei divertendo?
 ECCLITICO
 Nella speculazion di varie stelle
 stav’or considerando
 l’analogia che unisce
35alle fisse l’erranti,
 al capo di Medusa il Can celeste,
 al cuore del Leon la Spiga d’oro
 ed all’Orsa maggior l’occhio del Toro.
 BUONAFEDE
 Oh bellissime cose!
40Anch’io d’astrologia son dilettante;
 ma quel che mi dà pena
 è il non saper trovar dottrina alcuna
 che mai sappia spiegar cos’è la luna.
 ECCLITICO
 La luna è un corpo diafano
45che dai raggi del sol è illuminato;
 ma in quel bel corpo luminoso e tondo
 che credete vi sia? V’è un altro mondo.
 BUONAFEDE
 Oh che cosa mi dite?
 Colà v’è un altro mondo?
50Ma cosa son quei segni
 che si vedon nel corpo della luna?
 So che un giorno mia nonna,
 la qual non era sciocca,
 mi disse ch’ella avea gli occhi e la bocca.
 ECCLITICO
55Scioccherie, scioccherie. Le macchie oscure
 son del mondo lunar colline e monti.
 Non già monti sassosi,
 come da noi veggiam, ma son formati
 d’una tenue materia,
60la qual s’arrende e cede
 alla pression del piede;
 indi s’alza bel bello e non si spacca,
 onde l’uomo camina e non si stracca.
 BUONAFEDE
 Oh che bel mondo! Ma ditemi, amico,
65come siete arrivato
 a scoprir cosa tale?
 ECCLITICO
 Ho fatto un canocchiale
 che arriva a penetrar cotanto in dentro
 che veder fa la superficie e il centro.
70Individua non solo
 i regni e le provincie
 ma le case, le piazze e le persone.
 Col mio canocchialone
 posso veder lassù, per mio diletto,
75spogliar le donne quando vanno a letto.
 BUONAFEDE
 Oh bellissima cosa!
 Ma dite, non potrei,
 caro Ecclitico mio,
 col vostro canocchial veder anch’io?
 ECCLITICO
80Perché no? Benché io sia
 solo inventor della mirabil arte,
 voglio che ancora voi ne siate a parte.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi sono e vi sarò.
 Vederete per voi cosa farò.
 ECCLITICO
85Nella specula entrate,
 nel canocchial mirate,
 cose belle vedrete,
 cose rare, per cui voi stupirete.
 BUONAFEDE
 Vado e provar io voglio
90se con quel canocchial sì lungo e tondo
 alla luna poss’io veder il fondo.
 Ma chi son quei signori
 che dove io deggio entrar vengono fuori?
 ECCLITICO
 Sono scolari miei,
95amanti della luna come lei.
 
 SCENA III
 
 Li scolari escono dalla specula e s’inchinano a BUONAFEDE
 
 BUONAFEDE
 Servitore obligato.
 ECCLITICO
 Olà, Claudio, Pasquino, (Vengono due servi)
 la machina movete,
 fate ch’ella s’appressi al canocchiale,
100onde mirando in quella
 il signor Buonafede
 movere le figure ad una ad una
 creda mirar nel mondo della luna. (Partono i servi)
 Quanti sciocchi mortali
105con falsi canocchiali
 credono di veder la verità
 e non sanno scoprir la falsità.
 Quanti van scrutinando
 quello che gli altri fanno
110e sé stessi conoscere non sanno. (Si vede accostarsi alla cima del canocchiale una machina illuminata, dentro la quale si muovono alcune figure)
 Il signor Buonafede
 ora di veder crede
 le lunatiche donne sol lassù
 e lunatiche sono ancor quaggiù. (Buonafede esce dalla specula ridendo)
 BUONAFEDE
115Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E cosa mai?
 BUONAFEDE
 Ho veduto una cosa bella assai.
 
    Ho veduto una ragazza
 far carezze ad un vecchietto.
 Oh che gusto, oh che diletto
120che quel vecchio proverà.
 
    Oh che mondo benedetto,
 oh che gran felicità! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
 Se una ragazza fa carezze a un vecchio
 non la sprona l’amor ma l’interesse.
125Lo vezzeggia, lo adora
 ma che creppi il meschin non vede l’ora. (Buonafede esce dalla specula)
 BUONAFEDE
 Ho veduto, ho veduto.
 ECCLITICO
                                           E che, signore?
 BUONAFEDE
 Una cosa per cui rido di cuore.
 
    Ho veduto un buon marito
130bastonar la propria moglie,
 per corregere il prorito
 d’una certa infedeltà.
 
    Oh che mondo ben compito!
 Oh che gusto che mi dà! (Torna nella specula)
 
 ECCLITICO
135Volesse il ciel che quanto
 fintamente ha mirato
 fosse nel nostro mondo praticato.
 Se gli uomini di garbo
 alle cattive moglie
140desser di bastonate un precipizio,
 avrebbero le donne più giudizio. (Buonafede torna uscir dalla specula)
 BUONAFEDE
 Oh questa assai mi piace!
 ECCLITICO
                                                  Che vuol dire?
 BUONAFEDE
 Ho veduto il contrario
 di quello che fra noi si suol usare
145da un uomo e da una donna praticare.
 
    Ho veduto dall’amante
 per il naso esser menata
 certa donna innamorata
 che chiedeva invan pietà.
 
150   Oh che usanza prelibata!
 Oh si usasse ancora qua!
 
 ECCLITICO
 E qui ancor si useria,
 se gli uomin non patisser la pazzia.
 BUONAFEDE
 Caro signor Ecclitico,
155ho veduto gran cose
 e per farvi veder che son contento
 questa borsa tenete.
 ECCLITICO
                                        Oh meraviglio!
 BUONAFEDE
 Eh prendetela, via, che io così vuo’.
 ECCLITICO
 Se volete così, la prenderò.
 BUONAFEDE
160Diman ritornerò.
 ECCLITICO
                                   Siete padrone.
 BUONAFEDE
 Certo, quel canocchiale è assai ben fatto,
 tutto, tutto si vede. Ho un gusto matto.
 
    La ragazza col vecchione,
 uh carina, bel piacere!
165Il marito col bastone,
 bravo, bravo, oh bel vedere!
 Una donna per il naso,
 che bel colpo! Che bel caso!
 Oh che mondo benedetto!
170Oh che gran felicità!
 
    Che piacere, che diletto,
 o che gusto che mi dà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 ECCLITICO, poi ERNESTO e CECCO
 
 ECCLITICO
 Io la caccia non fo alle sue monete
 ma vorrei, se potessi,
175la sua figlia Clarice,
 custodita con tanta gelosia,
 torla dalle sue mani e farla mia.
 ERNESTO
 Amico, vi son schiavo.
 ECCLITICO
 Servo, signor Ernesto.
 CECCO
                                           Riverisco
180il signor segretario della luna.
 ECCLITICO
 Sei pazzo e tal morrai.
 ERNESTO
                                           Veduto escire
 ho dalla vostra casa
 il signor Buonafede. È vostro amico?
 ECCLITICO
 Amico ed amicone
185della mia strepitosa professione.
 ERNESTO
 Egli ha una bella figlia.
 ECCLITICO
                                             Anzi n’ha due.
 CECCO
 Anzi rassembra a me
 che colla cameriera n’abbia tre.
 ECCLITICO
 Ditemi, vogliam noi
190rapirle a questo pazzo?
 ERNESTO
                                             Il ciel volesse!
 ECCLITICO
 Secondatemi dunque e non temete.
 CECCO
 Oh bravo!
 ERNESTO
                      E come mai?
 ECCLITICO
                                                Tutto saprete.
 Preparate monete,
 preparate di far quel che dirò
195e la parola mia vi manterrò.
 
    Un poco di denaro,
 un poco di giudizio
 vi vuol per quel servizio;
 voi m’intendete già.
 
200   La testa ed i testoni
 fan far miracoloni.
 Lo stolido e l’avaro
 mai nulla ottenerà. (Parte)
 
 SCENA V
 
 ERNESTO e CECCO
 
 CECCO
 Costui dovrebbe al certo
205esser ricco sfondato.
 ERNESTO
                                        E a che motivo?
 CECCO
 Perché a far il mezzano
 egli non ha difficoltade alcuna
 ed è questo un mestier che fa fortuna.
 ERNESTO
 Tu dici male; Ecclitico è sagace
210e se in ciò noi compiace
 il fa perché Clarice ei spera e l’ama.
 CECCO
 Ho inteso, ho inteso. Ei brama
 render contenti i desideri suoi
 e vuol far il piacer pagar a noi.
 ERNESTO
215Orsù, taci e rammenta
 chi son io, chi sei tu.
 CECCO
 Per cent’anni, padron, non parlo più.
 ERNESTO
 Vado in questo momento
 denaro a proveder. Tu va’, m’attendi
220d’Ecclitico all’albergo, ove domani,
 mercé il di lui talento,
 spero che l’amor mio sarà contento.
 
    Più della sorte irata
 non temo in me l’orgoglio,
225già l’alma innamorata
 nel sen di chi l’accende
 spera riposo e amor.
 
    Amor che pria tiranno
 mi fe’ provar l’affanno
230ed or pietoso rende
 la pace a questo cor.
 
 SCENA VI
 
 CECCO solo
 
 CECCO
 Qualche volta il padron mi fa da ridere.
 Ei segue il mondo stolido;
 cambia alle cose il termine
235e il nome cambia ben e spesso agli uomini.
 Per esempio a un ippocrita
 si dice uom divotissimo;
 all’avaro si dice un bravo ecconomo
 e generoso vien chiamato il prodigo.
240Così appella talun bella la femmina,
 perché sul volto suo la biacca semina.
 
    Mi fanno ridere
 quelli che credono
 che quel che vedono
245sia verità.
 
    Non sanno i semplici
 che tutti fingono,
 che il vero tingono
 di falsità.
 
 SCENA VII
 
 Camera in casa di Buonafede con loggia aperta, tavolino con lumi e sedie.
 
 FLAMINIA e CLARICE
 
 CLARICE
250Eh venite, germana,
 andiam su quella loggia
 a goder della notte il bel sereno.
 FLAMINIA
 Se il genitore austero
 ci ritrova colà, misere noi!
 CLARICE
255Che badi a’ fatti suoi.
 Ci vuol tener rinchiuse
 e da l’aria difese,
 come fossimo noi tele di ragno?
 FLAMINIA
 Finché noi siam sogette
260al nostro genitor convien soffrire.
 CLARICE
 Ma io, per vero dire,
 stanca di questa soggezion noiosa,
 non veggo l’ora d’essere la sposa.
 FLAMINIA
 Se l’accordasse il padre,
265spererei con Ernesto esser felice.
 CLARICE
 Lo spererei anch’io
 con Ecclitico mio.
 FLAMINIA
 Quell’Ecclitico vostro
 è un uom ch’altro non pensa
270che a contemplar or l’una, or l’altra stella.
 CLARICE
 Questo è quello, sorella,
 che in lui mi piace più.
 Finché ei pensa alla luna, ovvero al sole,
 la sua moglie farà quello che vuole.
 FLAMINIA
275Ma il genitor, io temo,
 non vorrà soddisfarci.
 CLARICE
                                           Evvi in tal caso
 un ottimo espediente.
 Maritarci da noi senza dir niente.
 FLAMINIA
 Ciò so che non conviene a onesta figlia
280ma se amor mi consiglia,
 e il padre a me si oppone,
 io temo che all’amor ceda ragione.
 
    Ragion nell’alma siede
 regina dei pensieri
285ma si disarma e cede,
 se la combatte amor.
 
    E amor se occupa il trono
 di re si fa tiranno
 e sia tributo o dono,
290vuol tutto il nostro cor.
 
 SCENA VIII
 
 CLARICE, poi BUONAFEDE
 
 BUONAFEDE
 Brava, signora figlia,
 v’ho detto tante volte
 che non uscite dalla vostra stanza.
 CLARICE
 Ed io tant’altre volte
295mi sono dichiarata
 che non posso soffrir di star serrata.
 BUONAFEDE
 E ben bene, fraschetta,
 so io quel che farò.
 CLARICE
                                     Sì, castigatemi;
 cacciatemi di casa e maritatemi.
 BUONAFEDE
300Se io ti maritassi,
 non castigarei te, ma tuo marito
 né castigo maggior dar gli potrei,
 quanto una donna pazza, qual tu sei.
 CLARICE
 Io pazza? V’ingannate.
305Pazza sarei qualora
 mi lasciassi un po’ troppo intimorire
 e avessi per rispetto a intisicchire.
 
    Son fanciulla da marito
 e lo voglio, già il sapete,
310e se voi non mel darete,
 da me stessa il prenderò.
 
    Ritrovatemi un partito
 che sia proprio al genio mio
 o lasciate, farò io;
315se lo cerco il troverò.
 
 SCENA IX
 
 BUONAFEDE, poi LISETTA
 
 BUONAFEDE
 Se mandarla potessi
 nel mondo della luna, avrei speranza
 castigata veder la sua baldanza.
 LISETTA
 Serva, signor padrone.
 BUONAFEDE
                                            Addio, Lisetta.
 LISETTA
320Vuol cenare?
 BUONAFEDE
                           È anco presto, aspetta un poco.
 LISETTA
 Ho posta già la panatella al foco.
 BUONAFEDE
 Brava, brava, Lisetta, oh se sapessi
 le belle cose che ho veduto!
 LISETTA
                                                    E cosa
 ha veduto di bello?
 BUONAFEDE
325Ho avuto la fortuna
 di mirar dentro al tondo della luna.
 LISETTA
 (Ecco la sua pazzia).
 BUONAFEDE
                                        Senti, può darsi...
 Sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
 se tu mi sei fedel, se non ricusi
330di darmi un po’ d’aiuto,
 ch’io ti faccia veder quel che ho veduto.
 LISETTA
 Sapete pur ch’io sono
 vostra serva fedele e se mi lice
 vostra tenera amante
335(invaghita però sol del contante).
 BUONAFEDE
 Quand’è così, mia cara,
 della ventura mia ti voglio a parte.
 Vedrai d’un uomo l’arte
 quanto può, quanto vale;
340le prodezze vedrai d’un canocchiale.
 LISETTA
 Vorrei che un canocchial si desse al mondo
 con cui vedeste il fondo
 del mio povero cor che sol per voi
 arde d’amore e fede.
345(Egli è pazzo da ver, se me lo crede).
 BUONAFEDE
 Per rimirar là dentro
 in quel tuo cor sincero
 serve di canocchial il mio pensiero.
 Vedo che mi vuoi bene,
350vedo che tu sei mia.
 LISETTA
 (Ma non vede che questa è una pazzia).
 BUONAFEDE
 Doman ti vuo’ menar dal bravo astrologo,
 vedrai quel che si pratica lassù
 dalle donne da ben, come sei tu.
 LISETTA
 
355   Una donna come me
 non vi fu né vi sarà;
 io son tutta amor e fé,
 io son tutta carità.
 Domandate a chi lo sa,
360sì ch’è vero ognun dirà. (Parte)
 
 SCENA X
 
 BUONAFEDE, poi ECCLITICO
 
 BUONAFEDE
 È poi la mia Lisetta
 una buona ragazza.
 Non è di quelle serve impertinenti
 che quando hanno la grazia del padrone
365vogliono in casa far le braghessone.
 ECCLITICO
 Ehi, signor Buonafede, (Di dentro)
 si puol entrar?
 BUONAFEDE
                              Oh cappari, chi è qui?
 Venite, signorsì;
 cos’è sta novità?
370Qualche cosa di grande vi sarà.
 ECCLITICO
 Compatite s’io vengo
 in quest’ora importuna a disturbarvi.
 Un segno d’amicizia io vengo a darvi.
 BUONAFEDE
 Oh che buona ventura a me vi guida?
 ECCLITICO
375V’è nissun che ci ascolti?
 BUONAFEDE
 No, siam soli, sedete.
 Parlate pur con libertà.
 ECCLITICO
                                             Voi siete
 l’unico galantuom ch’io stimo ed amo.
 Onde vi vengo a usar per puro affetto
380un atto d’amicizia e di rispetto.
 BUONAFEDE
 Obbligato vi son. Ma che intendete
 voler dire con ciò?
 ECCLITICO
                                    Vengo da voi
 per sempre a licenziarmi.
 BUONAFEDE
                                                  Oh dei! Per sempre?
 Ditemi, cosa fu?
 ECCLITICO
385Amico, addio. Non ci vedrem mai più.
 BUONAFEDE
 Voi mi fate morir. Ma perché mai?
 ECCLITICO
 Tutto confido a voi. Sappiate, amico,
 che il grand’imperatore
 del bel mondo lunar con lui mi vuole.
390Io fra pochi momenti
 sarò insensibilmente
 trasportato lassù per mio destino
 e sarò della luna cittadino.
 BUONAFEDE
 Come! È vero? Oh gran caso! Oh me infelice,
395se resto senza voi! Ma in qual maniera
 la voce di lassù poté arrivare?
 ECCLITICO
 Là nel mondo lunare
 un astrologo v’è come son io
 che ha fatto un canocchial simile al mio.
400Congiunti nella cima i canocchiali
 e levato il cristallo, o sia la lente,
 facilissimamente
 sento quel che si dice in l’altro mondo
 e col metodo stesso anch’io rispondo.
 BUONAFEDE
405Oh prodigio! Oh prodigio! Ed in che modo
 sperate andar tant’alto?
 Dalla terra alla luna vi è un gran salto.
 ECCLITICO
 Tutto vuo’ confidarvi.
 Dal canocchiale istesso
410il grande imperatore
 mi ha fatto schizzetar certo licore,
 che quando il beverò
 leggiermente alla luna io volerò.
 BUONAFEDE
 Amico, ah se voleste
415aiutar mi potreste.
 ECCLITICO
                                     E come mai?
 BUONAFEDE
 Schizzettatemi un po’ di quel licore
 che v’ha mandato il vostro imperatore.
 ECCLITICO
 (Eccolo nella rete).
 BUONAFEDE
                                     E poi anch’io
 verrò lassù con voi.
 ECCLITICO
                                      Ma non vorrei
420che se n’avesse a mal sua maestà.
 BUONAFEDE
 È un signor di buon cor, non parlerà.
 ECCLITICO
 Orsù mi siete amico,
 vi voglio soddisfar. Quest’è il licore.
 Giacché non v’è nessuno,
425vuo’ che se lo beviam metà per uno.
 BUONAFEDE
 E poi come faremo?
 ECCLITICO
 E poi si sentiremo
 sottilizzar le membra in forma tale
 che andremo in su, come se avessim l’ale.
 BUONAFEDE
430Beverei ma non so...
 Sono fra il sì ed il no.
 ECCLITICO
 Compiacervi credevo;
 se pentito già siete, io solo bevo. (Finge di bevere)
 BUONAFEDE
 Non lo bevete tutto
435per carità.
 ECCLITICO
                      Tenetemi, che ormai
 mi sembra di volare. Oh me felice!
 Oh singolar fortuna!
 Or or sarò nel mondo della luna. (Straluna gli occhi)
 BUONAFEDE
 Cos’avete negli occhi?
440Parete ispiritato.
 ECCLITICO
 Dallo spirto lunar son invasato.
 Addio. Vado.
 BUONAFEDE
                           Fermate.
 Voglio venir anch’io.
 ECCLITICO
                                        Ecco, tenete
 il resto del licor dunque e bevete.
 BUONAFEDE
445Ma le figliole mie? Ma la mia serva?
 ECCLITICO
 Quando sarete là
 grazia per esse ancor s’impetrerà.
 Vado, vado.
 BUONAFEDE
                         Son qui. Bevo, aspettate. (Beve)
 ECCLITICO
 (Bevi, buon pro ti faccia.
450Io bevuto non ho. Fra pochi instanti,
 dal sonnifero oppresso e addormentato,
 crederà nella luna esser portato).
 BUONAFEDE
 Ecco bevuto ho anch’io.
 Mondo, mondaccio rio,
455per sempre t’abbandono.
 Uomo sopralunar fatto già sono.
 Ohimè sento un gran foco.
 ECCLITICO
 Soffrite. A poco a poco
 tramutar sentirete
460tutte le vostre membra e goderete.
 BUONAFEDE
 Par che mi venga sonno.
 ECCLITICO
                                               Ecco l’effetto
 che fa il licor perfetto.
 BUONAFEDE
 Non posso star in piedi.
 ECCLITICO
                                              Accomodatevi. (Lo fa sedere)
 State pronto a salire e consolatevi.
 BUONAFEDE
465Mi sembra di volar.
 ECCLITICO
                                       Lo credo anch’io.
 BUONAFEDE
 Caro Ecclitico mio,
 ditemi dove sono. In terra o in aria.
 ECCLITICO
 Vi andate a poco a poco sollevando.
 BUONAFEDE
 Mi vo sottilizzando.
470Ma come uscir potrem... da questa stanza?
 ECCLITICO
 Abbiamo in vicinanza
 un ampio fenestrone.
 BUONAFEDE
 Vado, vado senz’altro.
 ECCLITICO
                                          (Oh che babbione!)
 BUONAFEDE
 
    Vado, vado, volo, volo.
 
 ECCLITICO
 
475Bravo, bravo, mi consolo.
 
 BUONAFEDE
 
 Dove siete?
 
 ECCLITICO
 
                         Volo anch’io.
 
 BUONAFEDE, ECCLITICO A DUE
 
 Addio mondo, mondo addio. (Escono Clarice e Lisetta)
 
 CLARICE
 
 Caro padre, cosa c’è?
 
 LISETTA
 
 Padron mio, che cos’è?
 
 BUONAFEDE
 
480   Vado, vado, volo, volo.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Dove, dove?
 
 ECCLITICO
 
                          Oh che fortuna!
 
 BUONAFEDE
 
 Vo nel mondo della luna.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more, ohimè che more!
 
 BUONAFEDE
 
 Oh che gusto, o che diletto!
 
 ECCLITICO
 
485Viva, viva, oh che fortuna!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 More, more.
 
 BUONAFEDE
 
                          Cara luna,
 vengo, vengo, vengo a te. (S’adormenta)
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
    More, more, presto, presto.
 Qualche spirto troverò.
490Presto, presto tornerò. (Partono)
 
 ECCLITICO
 
    Il buon sonnifero
 gli offusca il cerebro.
 Portar dagli uomini
 via lo farò.
 
495   Fabrizio, Prospero, (Vengono due servi)
 su via prendetelo
 e là portatelo,
 nel mio giardin. (Portano via Buonafede)
 
    Le donne tornano
500e si disperano,
 perché già credono
 morto il meschin. (Torna Clarice, Lisetta)
 
 CLARICE
 
    Povero padre, ahi che morì!
 
 LISETTA
 
 Ahi, che di vivere tosto finì!
 
 ECCLITICO
 
505No, non piangete, non è così.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che di vivere tosto finì!
 Ahi, che tormento, ahi che morì!
 
 ECCLITICO
 
 Fe’ testamento, eccolo qui.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi, che tormento, ahi che morì!
 
 ECCLITICO
 
510   «Lascio a Clarice seimilla scudi,
 se di sposarsi risolverà».
 
 CLARICE
 
 Era mortale, questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
    «Lascio a Lisetta cento ducati,
 quando il marito ritroverà».
 
 LISETTA
 
515Era assai vecchio, questo si sa.
 
 ECCLITICO
 
    Povero vecchio, più nol vedrete!
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Ahi che tormento che voi mi date.
 
 ECCLITICO
 
 Pronta è la dote, se la volete.
 
 CLARICE, LISETTA A DUE
 
 Mi fate ridere, mi consolate.
520Viva chi vive.
 
 A TRE
 
                            Chi è morto è morto.
 Dolce conforto la dote sarà.
 
 Fine dell’atto primo